16/10/2011 | rospe
propellente
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Dopo il #15ott «Ognuno diventi un Socrate»
(ovvero su un certo tipo di sabotaggio permanente)
Ieri è stato il giorno che passerà alla storia
(degli usi di Twitter) come il #15ott. Una storia-flusso,
che si vede scorrere pochi caratteri alla volta sullo schermo
di un device qualsiasi (ormai il digitale ha fatto fuori il
predominio delle gazzette, radiodispacci, tv-di-stato, email
ecc., anche il passa-parola sta messo male... dal momento
che il fenomeno supera di velocità causa ed effetti).
I «lavevo detto io sono stati unanimemente
banditi dalle opinioni generali, e quindi usiamo le parole
degli altri.
Il grande altro delle nostre patrie lettere è
un tale che si chiama Luciano
Bianciardi (o Luciano Bianchi, che è quasi la stessa
cosa). Nel 1969, esiliato dopo aver dato fuoco alle polveri
con La vita agra, pubblica un libro assurdo e complicato
che è un piacere leggere (Bianciardi concede solo piaceri
difficili).
«Chi visiti
lisola di Manhattan può fare questa prova probante.
Si faccia portare a Trinity Church, in tassì, tenendo
gli occhi chiusi. A occhi chiusi scenda, una volta arrivato
a destinazione, dallo sportello di destra, e qui, dopo aver
pagato la corsa, apra finalmente gli occhi. Ammirerà
questo gioiello di architettura cattolica, mediterà
sulle lapidi posate fra lerba del sagrato. Poi faccia
dietrofront e soltanto allora vedrà le vere cattedrali
del mondo doggi: sono quelle, le banche di Wall Street.
Ma basta anche una banca qualsiasi, nostrana, coi suoi marmi
severi, i suoi finestroni inferriati, i suoi lucidi cromi,
i suoi liturgici silenzi, i cassieri officianti dietro laltare,
i chierichetti affaccendati a portare turiboli e pissidi.
E la cella, giù in fondo, dove si custodisce e si incensa
il danaro sonante e frusciante, non si chiama forse sacrestia?
Loppressore sa che questa è la sola vera religione
ed erige templi al danaro. Occuparli e tenerli sarebbe perciò
il massimo gesto simbolico di dissacrazione rivoluzionaria
attiva.
Ma sarebbe anche, daccapo, unaltra prova di infantilismo
tattico. In capo a poche ore la banca verrebbe assediata.
E gli assedi, sia ben chiaro, non vanno mai accettati. Mai
ci si deve chiudere in trappola. Sarebbe come consegnarsi
volontariamente, caldi caldi, nelle mani del nemico. Le banche
dunque non vanno presidiate. Vanno
vuotate» (p. 174).
«Il sabotaggio
è arma di inestimabile valore per i popoli impegnati
in una lotta partigiana. Daccordo, dottore, ma i modi?
Lorganizzazione, dici tu, spetta alla parte civile o
clandestina della guerriglia, dato che le azioni di sabotaggio
dovranno svolgersi soltanto fuori dei territori dominati dallesercito
rivoluzionario; però questa organizzazione deve essere
comandata ed orientata direttamente dallo stato maggiore delle
bande; che sarà incaricato. E invece no, dottore, se
tu mi ricominci a comandare e a orientare, che rivoluzione
è? Bisogna lasciare tutto nel disordine, perché
la gente incaricata del comando e dellorientamento,
ricordatelo, è sempre quella. Lo hai visto anche tu,
che hai pagato di persona, no? Possiamo fare un passo indietro,
sentire quel che ha da dirci il tuo diretto progenitore. Proviamo
al capo sedici, linsurrezione. Ognuno diventi un Socrate,
in piazza ne trivii, al deschetto del ciabattino. Ah,
no, dottore, qui non ci siamo, lo so io quel che costa accostarsi
al deschetto del ciabattino. Giriamo alla larga e vediamo
un po il seguito: al pancone del falegname, si faccia
a interrogare quelle rozze menti e le conduca passo passo
alla scoverta della verità. Io sono simile a mia madre,
diceva Socrate, figlio di una levatrice» (pp. 190-191).
(Luciano Bianciardi, Aprire il fuoco,
Rizzoli, Milano 1969 / citazioni dall'edizione BUR, 1976).
Questa è la fedele e acre storia delle
gloriose Cinque giornate di Milano (1959): di come sè
fatta questItalia e di quello che né seguito.
Il fatto che si tratti di una insurrezione immaginaria è
del tutto irrilevante... o forse invece non lo è affatto.
Ho parlato con le parole di un altro, poco importa se condivido
o meno il pensiero, l'ironia, la rabbia, la morale di Bianciardi,
condivido la sua lettura con chi avesse voglia di insorgere...
diventando un Socrate.
«Ecco
fatto.»
(L. Bianchi)
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