03/03/2012 | rospe
ritrovamenti
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Lunico scopo: «dire il piacere»
«Di ritorno
nella mia stanza cominciai a redigere questo testo che non
ha alcuna ragion dessere, perché non è
destinato alla lettura. Chi potrebbe leggerlo? Ho scoperto
che si può scrivere allunico scopo di dire il
proprio piacere».
Amélie Nothomb
(Senza nome, in Lentrata
di Cristo a Bruxelles. Senza nome, trad. it. Monica Capuani,
Il Sole 24 ORE, Milano 2011, p. 78; su licenza di Voland ed.,
Roma 2008).
In tutta coscienza non mi sarebbe mai passato per la mente
di condividere questa lettura con qualcuno: perché
fortemente mi ha indisposto lasciandomi addosso la sensazione
di una passeggiata per luoghi noti ma dissanguati, in compagnia
di una persona che non sta parlando con me (ma purtroppo è
prolissa nel divagare).
Appurata la totale mancanza di sintonia (nonché di
piacere) si verifica qualcosa di imprevisto: non si tratta
di certo di una scoperta, ma ha laspetto di un ritrovamento
(non del genere banalotto di un Ensor esumato tra i gusci
di ostrica e mucchi di fiori dai nomi colorati). Si tratta
di una metafora in forma di domanda retorica... a cui non
riesco a sottrarmi: perché si scriverebbe se non allo
scopo di dire il proprio piacere? (o dolore?).
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